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Spazio di coworking

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L’evoluzione dello smartworking dal 1 Aprile

L’evoluzione dello smartworking con la fine dello stato d’emergenza.

Noi di Spazio Daruma crediamo fortemente nelle nuove possibilità lavorative offerte dal lavoro agile: infatti nel nostro coworking è possibile svolgere la propria attività lavorativa con tutti i comfort dell’ufficio, ma con costi molto più bassi e con la possibilità di creare relazioni con gli altri coworkers.

Il 31 Marzo cessa lo Stato di Emergenza.

Finalmente il 31 marzo cesserà lo stato d’emergenza che lo Stato aveva emanato in seguito al diffondersi del virus da Covid-19, permettendo così un graduale ritorno a quella normalità tanto sognata.

Si tratta di un segnale molto forte perché con esso non solo si pone termine alla lunga serie di restrizioni e vincoli sociali che da due anni a questa parte ci hanno visti protagonisti, ma si ripristina anche lo svolgimento delle attività (lavorative e non) nei modi e nelle modalità prepandemiche. A esserne colpito in modo incisivo, infatti, sarà anche il lavoro agile.

Quale sarà l’evoluzione dello Smartworking dal prossimo 1 Aprile?

Per quanto lo smartworking in un primo momento fosse stato introdotto semplicemente per permettere ai lavoratori di continuare a svolgere le loro attività da casa mentre gli uffici erano chiusi a causa dell’imperversare del virus, con l’andare del tempo ci si è resi conto dei profondi vantaggi e delle numerose opportunità che ha portato.
Vediamo allora quali sono le principali novità che troveremo dal primo aprile.

Come il Covid ha rivoluzionato le nostre vite

Inutile negarlo, il Covid ha rivoluzionato in modo irreversibile la nostra vita dal punto di vista lavorativo. A dimostrarlo sono i numeri: una fetta di lavoratori compresa tra il 28% e il 35% dal 2020 ad oggi ha beneficiato dello smartworking, modalità che si è sempre più consolidata nelle nostre abitudini, e che vorremmo mantenere.
Fu il Governo stesso allora a promuovere quest’iniziativa, supportandone l’adozione da parte delle aziende attraverso azioni volte a snellire le procedure burocratiche per la sua attivazione. In sostanza, l’intervento statale sostituiva l’ordinario accordo individuale con il lavoratore con un accordo unilaterale preso dall’azienda con il lavoratore stesso, riducendo in modo considerevole le tempistiche per l’invio delle comunicazioni.

Come funziona il modello Smart Working

Di per sé, il modello dello smartworking ha saputo dimostrarsi virtuoso e funzionante, per questo motivo si spera possa essere replicato anche a partire da aprile 2022.

Tuttavia, le intenzioni ministeriali sembrano essere quelle di riportare tutto a com’era prima della pandemia, mentre le imprese e i sindacati esercitano la loro pressione affinché si possa trovare un modo di riattivare lo smartworking.

L’insistenza e la convinzione con cui le parti sociali stanno portando avanti le loro richieste hanno fatto sì che nel mese di dicembre siano riuscite a ottenere un colloquio con il Ministro del Lavoro Andrea Orlando. L’esito del confronto fu positivo, tanto che lo stesso Ministro si disse convinto nel provare a trovare un modo per replicare lo smartworking anche in futuro.

La risposta delle aziende allo smartworking

Le aziende, infatti, non vogliono rinunciare al lavoro agile perché si sono rese perfettamente conto della sua forza e di come stia migliorando il rendimento dei suoi dipendenti; preparare e inviare singoli accordi individuali sarebbe un’inutile dispendio di energie e costi, per questo stanno tanto insistendo affinché il Governo riesca a trovare una soluzione efficiente e efficace.

È intervenuto a tal proposito Pasqualino Albi, accademico e consigliere del Ministro Orlando, sostenendo l’urgenza di intervenire sull’articolo 23 della legge 81 del 2017 con un emendamento, da perfezionare in seguito con un decreto ministeriale, al fine di garantire anche dopo la fine dello stato d’emergenza procedure semplificate per l’invio massivo di richieste di smartworking come durante la pandemia.

La bozza del decreto smartworking

Nello specifico, si prevede un ritorno all’accordo individuale ma con meccanismi decisamente semplificati, anche nei casi di rientro in sede per chi lavorava in modalità agile. Bisogna, pertanto, intervenire sull’articolo 23 incalza Orlando: “il lavoro agile non rappresenta un nuovo contratto di lavoro, ma una modalità di esecuzione di un contratto già in essere”, motivo per cui è da sostenere la sua applicazione, soprattutto alla luce dei benefici che ha portato a imprese e singoli lavoratori.

L’evoluzione dello smartworking: quale saranno le modalità di accesso?

Le modalità con cui accedere allo smartworking non sono state, però, ancora definite del tutto. Sicuramente ci deve essere una adesione volontaria da parte del lavoratore al lavoro agile, attraverso l’invio di quell’accordo individuale di cui si è detto molto sopra, dove tuttavia rimane sempre vigente il diritto di recesso. Se un dipendente dovesse non accettare lo smartworking ciò non ne comporterebbe il licenziamento, tanto che entrambi i lavoratori (smart e non) godranno dello stesso trattamento economico e contrattuale.

Fai del tuo lavoro il momento migliore della tua giornata.

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